Salgono a 220.079 le imprese agricole guidate da donne in Italia dove ormai nelle campagne quasi una azienda su tre (28,9 per cento) è rosa anche grazie all’allargamento delle attività che è stato recentemente riconosciuto anche nel ricalcolo del Pil. Sono questi i dati presentati oggi da Coldiretti su rilevazioni di Unioncamere e relativi al secondo trimestre del 2014 in occasione del 60esimo anno dalla nascita che è stato ricordato con la prima mostra sul business della tradizione.

Lo show room con le innovazioni (provenienti da tutte le regioni) che hanno trasformato i ricordi del passato in moderne idee imprenditoriali esponeva anche i casi veneti dove le agricoltrici di Donne Impresa Coldiretti rappresentano le percentuali nazionali. Il 30% dell'agricoltura regionale è condotto al femminile e la realtà "giallo verde" conta 24mila tra società, ditte individuali e aziende impegnate in campagna. Dopo quello del commercio il settore agricolo è - sottolinea la Coldiretti - quello in cui la presenza femminile maggiore tra le diverse attività economiche. L’ingresso progressivo delle donne nell’agricoltura italiana – precisa la Coldiretti –  è stato favorito dagli effetti della legge di orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) fortemente sostenuta dalla Coldiretti, che ha di fatto rivoluzionato l’attività d’impresa nei campi italiani aprendo nuove opportunità occupazionali.

"Al talento imprenditoriale - ammette Franca Castellani presidente di Donne Impresa Veneto - le agricoltrici abbinano la creatività soprattutto manuale mettendo a disposizione della collettività le loro abilità. Da Rovigo abbiamo portato a Roma il "didò di campagna" ovvero la farina di polenta mista a colla con acqua che diventa decoro, giocattoli, bomboniere e tanto altro, da Belluno la lana grezza, prodotto di scarto reinventato in capi di abbigliamento alla moda, da Treviso le "sporte di Agnese" realizzate con i cartocci delle pannocchie intrecciati come vasi, cestini e borse. Abbiamo testimoniato così il nostro grande patrimonio di sapienza tramandato e salvato dalle mani delle imprenditrici che ora propongono questa saggezza in corsi di formazione, lezioni a scuola e interventi terapeutici di utilità collettiva".